Una piccola storia vera.
Stamattina sono andata a fare la mia solita lezione di movimento creativo in una scuola dell’infanzia. Avevo già fatto un progetto l’anno precedente e avere i bambini felici di incontrarti di nuovo e ansiosi di ricominciare è già di per sé una grande gioia. Oggi però è successa una cosa che mi ha profondamente commossa. Durante i vari giochi proposti nella lezione ho osservato come ogni volta che cercavo di aiutare un bimbo, che chiamerò Vittorio, ad ampliare la sua sperimentazione, si fermava con un viso molto triste. Ho intuito che le mie indicazioni gli comunicava un senso di disagio. Ad un certo punto della lezione l’ho avvicinato e gli ho chiesto quale fosse il problema. Gli ho chiesto se poteva essere la paura di sbagliare e mi ha risposto di sì.
A quel punto ho completato il gioco e poi ho formato un cerchio con tutti bambini per poter chiedere un aiuto ai compagni di Vittorio per la soluzione del suo problema. Ho così domandato a tutti i bambini presenti chi di loro avesse paura di sbagliare: diversi hanno alzato la mano. A quel punto ho chiesto anche quale poteva essere la soluzione del problema, che non era più solo di Vittorio. La soluzione è arrivata da una bambina che mi ha detto: ”te lo dico nell’orecchio e poi tu lo dici agli altri”. Nell’orecchio mi ha detto: “io poi riprovo”. Mi sono così trovata a dare proprio questa soluzione agli altri bambini: la soluzione è riprovare. Ma la cosa più stupefacente è che a un certo punto questa bambina, che chiamerò Silvia, ha mostrato con il movimento la sua soluzione. Si è alzata in piedi, ha fatto un salto, è caduta, e si è rialzata dicendo “io cado ma poi mi rialzo”. Allora abbiamo iniziato a fare il gioco di Silvia, tutti i bambini saltavano, cadevano e si ri-alzavano e anche se qualcuno si faceva un po’ male, vedeva che si poteva comunque ri-alzare e continuare a giocare. Osservando questo Silvia mi ha detto: “Sì perché a volte quando cado mi si forma la crosticina” -mostrandomi il ginocchio – “ma poi passa.” Io e la sua insegnante speciale ci siamo guardate per tutto il tempo con gioia e stupore.
Una grande lezione di vita da una piccola grande bambina di sei anni,
a me, alla sua insegnante di sostegno e a tutti noi adulti che rinunciamo per paura di sbagliare. E li chiamiamo disabili…Impariamo dai bambini!